Giovanna Mori
Giovanni Battista Riccardi e l'iconografia della città e Castello di Milano
Il disegno, Iconografia della città e castello di Milano è stato realizzato nel 1734 da Giovanni Battista Riccardi (attivo 1726-1762) [1]. Inconsueto nelle dimensioni (è composto da 15 fogli, ciascuno dei quali misura circa 61 x 91 cm), risulta inusuale anche nell'impostazione: una mappa prospettica con al centro la pianta di Milano, incorniciata da trentadue vedute raffiguranti i luoghi più significativi della città, una struttura senza dubbio più comune in un periodo di turismo diffuso, come quello del Grand Tour [2]; di norma le mappe erano accompagnate da una ricca legenda indicante gli edifici civili e religiosi di rilevanza della città stessa [3].

Nella mappa di Milano del Riccardi particolare risalto è riservato alla rappresentazione del Castello Sforzesco, che domina la scena nella parte superiore del disegno, e alla dettagliata veduta urbana a volo d'uccello che si staglia nella zona inferiore della composizione, disposta illusionisticamente su di un cartiglio dai bordi arrotolati. Sotto questa immagine è raffigurata una veduta del Duomo ripresa dal lato di Palazzo Reale, affiancata da due elenchi numerati dei luoghi notevoli della città [4]. Sempre ai lati del cartiglio con la veduta di Milano compaiono a sinistra due riquadri con le facciate di altrettante chiese cittadine con pianta prospettica in primo piano: "Le Vergini Spagnole" e "Monastero Maggiore", e a destra ne sono delineati altri tre con facciate di chiese milanesi. La prima non è del tutto visibile per via del cartiglio trompe l'œil che in parte la nasconde: "S. Cattarina in Brera", "S. Maria Pedone" e "Bibliotecha Ambrosiana" [5].

Dal XVI secolo le mappe riproducenti l'iconografia della città rispecchiano in maniera spesso molto precisa l'organizzazione statale, economica e religiosa dei centri stessi. L'individuazione e il rilievo fornito ai luoghi e alla loro destinazione permette di leggere con sufficiente chiarezza la struttura politica della città, i centri di potere predominanti rispetto ad altri, in base all'epoca e alle dominazioni che, nel caso di Milano, si sono succedute nel tempo. La mappa della città delineata da Giovanni Battista Riccardi [6] presenta il consueto orientamento verso nord, codificato da Marc'Antonio Barateri, nella sua opera "La Gran Città di Milano" del 1629. Il riferimento più vicino è individuabile nella mappa catastale o "Pianta Geometrica della Città di Milano [...]" di Giovanni Filippini realizzata nel 1722 [7] nell'ambito del censimento indetto dall'Imperatore Carlo VI d'Asburgo. A differenza di quest'ultima, eseguita per scopi puramente tecnici documentari, l'opera del Riccardi rivela intenti estetizzanti che si colgono nella minuziosa resa dei singoli riquadri a contorno della mappa, animati da una serie di piccole figure precisamente rifinite e sempre in movimento. L'inserimento di particolari trompe l'œil, quali il cartiglio che si arrotola su alcune immagini e addirittura una mosca posta sulla mappa in basso a destra, confermano la volontà di resa artistica.

Il valore della pianta del Riccardi consiste anche nell'essere testimonianza di luoghi non più esistenti o fortemente modificati nel tempo. Santa Caterina in Brera e San Pietro con la rete, per esempio, raffigurati sulla carta, sembrano essere gli unici documenti grafici o almeno fra i rarissimi, di edifici oggi scomparsi.

La raffigurazione così strutturata con vedutine a contorno precorre una tipologia particolarmente utilizzata dal XIX secolo, ma poco diffusa all'epoca dell'esecuzione del disegno. La qualità grafica dell'opera realizzata a china e acquerello, riflette le indubbie capacità dell'autore, noto anche come quadraturista e si propone di sottolineare le bellezze della città in funzione encomiastica nei confronti di coloro a cui è dedicato il lavoro, citati entro un cartiglio sormontato dallo stemma di Milano e circondato da quattro figure allegoriche. Al suo interno si legge: "AI SIGNORI SESSANTA / DEL CONSIGLIO GENERALE DELLA / ECCELLENTISSIMA / E PER ANTICHITA' NOBILTA', SCIENZA, VALORE / RINOMATISSIMA / CITTA' DI MILANO / ECC. mo Sig.rMarch.e Don Gio: Corrado Olivera Vicario di Provisione l'Anno 1734 / Signori Conte Carlo Borromeo Cavagliere del Tosone e del Consiglio Segreto, Grande di Spagna". I personaggi allegorici si riferiscono rispettivamente dall'alto a sinistra in senso orario: alla Scienza, al Valore armato, all'Antichità e infine alla Nobiltà, virtù attribuite al nobile consesso del Consiglio Generale della città di Milano. Per Consiglio Generale si intende l'assemblea rappresentativa di Milano che subì diverse trasformazioni nella sua composizione prima di giungere alla costituzione dei Sessanta Decurioni [8], come risulta dalla Relatione del Gualdo Priorato: L'origine di questo Consiglio seguì nel 1518 il dì primo di Luglio per opera di Lautrech Regio Luogotenente del Rè di Francia di qua da Monti: Questo Consiglio dal numero di 900 che prima erano fu ridotto a 300 d'indi a cento, poi a sessanta solamente [9]. Il Consiglio rappresentava, pur con i limiti imposti dalle diverse dominazioni straniere del periodo, una continuità di autonomia politica. I suoi compiti erano di tipo deliberativo e riguardavano i molteplici aspetti della pubblica amministrazione: politica fiscale, interventi urbanistici e architettonici, vettovagliamento e rappresentazione della città in occasione di celebrazioni civili e religiose. Il Consiglio fu poi soppresso nel 1796 per ordine di Giuseppe II d'Asburgo-Lorena [10].

Giovanni Corrado Olivera è indicato come destinatario dell'opera nella sua qualifica di vicario di provisione per il 1734 [11]. Olivera nel corso dell'anno precedente aveva assunto anche il ruolo di Regio Luogotenente, cui si aggiunse quello di Presidente del Senato nel 1753 [12]. Il Vicario, come capo del municipio, aveva varie e molteplici attribuzioni e, come presidente del tribunale di provvisione, aveva autorità non solo amministrativa, ma anche giudiziaria in tutte le cause concernenti l'amministrazione municipale [13]. Il Tribunale di Provvisione cercò sempre di mantenere le proprie prerogative, nonostante le pressioni più o meno gravi che subì nel tempo. Nel 1603 per esempio, durante la dominazione spagnola a Milano, il Governatore Conte di Fuentes, ordinò che gli venissero consegnati gli elenchi del perticato in possesso del Tribunale di Provvisione per riscuoterne i relativi contributi, poiché i membri del Tribunale si rifiutarono di assolvere alla richiesta, vennero imprigionati presso il Castello [14].

Le prime informazioni riguardanti il grande disegno del Riccardi sono quasi coeve all'esecuzione dell'opera stessa, o almeno alla data riportata sulla mappa e ci giungono da Serviliano Latuada: ... fu appesa, rappresentata in disegno, una grande tavola Corografica di Milano, con ripartite all'intorno le vedute delle Fabbriche più insigni, tutte opera del celebre Disegnatore Giovanni Riccardi [15]. Sempre la medesima fonte ci rende noto che l'opera era collocata nella Sala del Consiglio del Broletto Nuovo. Successivamente l'opera passò all'Archivio Storico Civico che in quel periodo aveva sede nella chiesa di S. Giovanni alle Case Rotte: Nella Cimelioteca o Sala dei Disegni fermano anzitutto l'occhio del visitatore quattro piante topografiche parietali della città di Milano, [...] la terza grandissima alla scala di 1 a 2000 circa, manoscritta, disegnata con istraordinaria precisione nel 1734 dall'ingegnere civico Giovanni Battista Riccardi, ornata di vedute marginali all'acquarello e di somma utilità per lo studio delle carte d'archivio che abbiano relazione colla topografia urbana [16].

Nel 1902 la sezione antica dell'Archivio Storico fu spostata al Castello Sforzesco [17], ma presso gli archivi consultati non sono per ora stati reperiti elenchi dei materiali movimentati [18], di conseguenza non sappiamo esattamente quando l'opera fu spostata nella nuova sede; l'appartenenza del disegno all'Archivio Storico Civico è comunque certa e più volte ribadita [19]. È noto inoltre che presso le sale del secondo piano della Rocchetta era stata sistemata una sezione cartografica di ambito milanese e lombardo dell'Archivio Storico Civico con una notevolissima raccolta di antiche piante, mappe e carte geografiche, manoscritte e stampate [20], è ipotizzabile quindi che un documento così pregevole, quale la mappa del Riccardi, trovasse qui la sua logica collocazione. Verga, allora Direttore dell'Archivio Storico Civico, loda la composizione e la precisione con cui il Riccardi ha eseguito il disegno: ... che è forse il più venerando cimelio cartografico di Milano è la colossale "Iconografia della città e Castello di Milano" (m 3x2.78) disegnata all'acquarello dall'ingegnere civico G. Battista Riccardi nel 1734 che adornò per lunghi anni il gabinetto del Vicario di Provvisione. Essa è costruita con misurazione perfetta, in scala identica a quella del Filippini. Riporta ai rispettivi luoghi anche le case delle principali famiglie milanesi; è adorna di belle vedute marginali di edifici pubblici e privati e di un interessante panorama della città che ha per centro la piazza del Duomo nell'aspetto caratteristico di quei tempi e il Portico dei Figini, colle volte a sesto acuto, com'era prima dei restauri. Insomma è per tutti i rispetti, la più fedele e interessante rappresentazione di Milano nella prima metà del secolo XVIII [21]. Sempre il Verga inserisce la planimetria milanese del Riccardi in una mostra tenutasi presso il Castello Sforzesco nel 1924 e, ancora, l'opera risulta appartenere all'Archivio Storico Civico [22]. Nel 1930 è documentato il passaggio di un importante nucleo di stampe inerente la cartografia e iconografia lombarda dall'Archivio Storico Civico alla Raccolta delle Stampe A. Bertarelli, allora noto ancora come Gabinetto delle Stampe: Considerato che il Gabinetto delle Stampe e per la sua natura è l'Istituto più adatto a conservare il suddetto materiale e che inoltre già possiede raccolte del genere che così potranno essere arricchite ed integrate in vantaggio degli studi, maggior facilità di consultazione e notevole economia nella compilazione dei cataloghi delibera che le raccolte di stampe relative alla cartografia ed iconografia cittadina posseduta dall'Archivio Storico abbiano a passare al Gabinetto delle Stampe [23]. Gli elenchi acclusi alla pratica amministrativa non riportano però la mappa del Riccardi, che infatti non è inserita nemmeno nel catalogo pubblicato nel 1931 da Bertarelli e Arrigoni sulle Piante e Vedute della Lombardia conservate presso la Raccolta Bertarelli [24].

Nel 1950 infine il disegno del Riccardi compare in una mostra dedicata alla cartografia catastale tenutasi a Milano a Palazzo Reale [25]. La mappa a questa data non appartiene più all'Archivio Storico Civico, poiché nella lista di opere prestate in occasione della suddetta mostra non è inclusa [26]. Nel 1970 la mappa del Riccardi è citata da Arrigoni come appartenente alla Raccolta delle Stampe A. Bertarelli e da questa data in avanti la proprietà risulta confermata [27]. L'opera al momento del recupero era conservata presso un deposito della Raccolta Bertarelli al terzo piano della Rocchetta in una sala nota come "Sala di Lettura". La mappa era montata su di un telaio e su una struttura portante in legno chiaro risalente probabilmente agli anni Cinquanta, costruita forse in occasione della sopraccitata coeva mostra tenutasi a Palazzo Reale e dedicata ai catasti milanesi [28].