Con la diffusione della stampa a caratteri mobili, accanto ai libri copiati a mano iniziarono rapidamente a diffondersi i libri impressi con il torchio tipografico, che per circa cinquant’anni, tra l’ultimo quarto del Quattrocento e gli inizi del secolo successivo, convissero accanto ai codici trascritti e decorati a mano, prima di affermarsi in via definitiva. Per illustrare i nuovi testi a stampa si rese necessario, già dalla seconda metà del XV secolo, sperimentare soluzioni innovative per la riproduzione meccanica delle immagini. A questa esigenza diede risposta l’incisione a rilievo (di norma la xilografia), già elaborata in precedenza come autonoma tecnica grafica.

Che cos’è in particolare la xilografia? Per xilografia si intende l’incisione di immagini (a volte accompagnate da brevi testi) su tavolette di legno, dette matrici, successivamente inchiostrate e utilizzate per la realizzazione di più esemplari dello stesso soggetto, su carta o anche su pergamena, mediante l’impressione a mano o con il torchio tipografico. Dal momento che la xilografia è un tipo di incisione a rilievo, non era difficile inserire la matrice di legno nelle forme tipografiche, stampando contemporaneamente testo e immagini. Questa caratteristica della xilografia rendeva molto economico il processo complessivo di stampa del libro illustrato, il che spiega il grande successo ottenuto dalla tecnica in esame nella stampa degli incunaboli (libri impressi a caratteri mobili fino al 1500) e delle più antiche cinquecentine.

Fino al Settecento come matrici di stampa furono in genere usate tavolette di legno duro (pero, melo, ciliegio), tagliato nel senso della fibra (legno di filo) e inciso con le sgorbie. Solo in seguito si diffuse l’uso di tavolette di legno molto duro, in genere bosso, tagliato in senso perpendicolare alla fibra (legno di testa) e inciso con il bulino.