Le tre miniature scelte per documentare il soggetto iconografico dell’Adorazione dei Magi sono tutte conservate presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana. Di grande impatto visivo è l’imponente corale membranaceo in scrittura gotica e notazione musicale neumatica, contenente un graduale del proprium della messa secondo il rito ambrosiano. Le dimensioni del volume ne attestano l’uso per il canto del coro dei monaci durante la liturgia. La presenza di stemmi e riferimenti all’iconografia olivetana ha fatto supporre che il codice sia stato allestito originariamente per le esigenze liturgiche della basilica di San Vittore al Corpo di Milano, dove rimase fino al 1874. Nel 1875 fu poi acquisito dal Museo Archeologico Milanese di Brera e nel 1906 confluì nelle raccolte del Museo Artistico Municipale, finché nel 1961 fu trasferito alla Trivulziana.

L’apparato decorativo del manoscritto è stato ricondotto all’attività tarda dell’anonimo Maestro B.F., attivissimo miniatore lombardo, che con ogni probabilità lavorò a questo e ad altri corali negli anni immediatamente successivi all’insediamento degli Olivetani in San Vittore (post 1542). Di sua mano è la scena dell’Adorazione dei Magi che abita entro i margini dell’iniziale maggiore C al foglio 65 recto.

Accanto al corale, due iniziali della fine del XV secolo ritagliate secoli fa da manoscritti liturgici smembrati attestano la persistenza del tema iconografico dell’Adorazione dei Magi nei prodotti librari di uso ecclesiastico. Entrambi i cutting fanno parte di un consistente ma eterogeneo fondo di materiali membranacei e cartacei, con provenienza dai Civici Musei d’Arte del Comune di Milano, entrati a far parte delle raccolte della Biblioteca Trivulziana nel 1961. Il primo ritaglio, da ricondursi probabilmente all’area lombardo-veneta verso l’ultimo quarto del XV secolo, presenta la scena evangelica inquadrata entro il profilo dell’iniziale istoriata A, su fondo con foglia d’oro applicata. Il secondo ritaglio, dove il topos iconografico abita l’iniziale E, è stato recentemente attribuito al Maestro dei Graduali di San Salvatore a Pavia [1], un anonimo miniatore attivo nel contesto pavese e lombardo tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento. Caratterizzano il suo stile la monumentalità dei personaggi, l’accesa tavolozza cromatica e l’attenzione ormai pittorica alla resa dei paesaggi e delle architetture.

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