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SM 4,79
OggettodisegnoAutoreCapriani, Francesco [Info autore]Titolo[Prospetto e pianta del portale nel muro di cinta del castello di Roccabianca]Datazione1578 (datata/o)Materia e tecnicacarta, penna e inchiostro, pennello e inchiostro, acquerellaturaMisuremm 576 x 410
Notizie storico-criticheIl foglio riporta il numero antico 83, che non corrisponde alla descrizione al n. 83 dell'"Indice" di Giacomo Sardini, per cui il disegno non risulta citato.
Il disegno è firmato, datato e l'autore ne indica il soggetto. Si tratta di un progetto di Francesco Capriani, detto Francesco da Volterra, per il portale del castello di Roccabianca situato nel parmigiano di proprietà del conte Giulio Rangoni (morto nel 1583), Marchese di Roccabianca e terre annesse, oltre che Signore di Spilamberto con Colecchio, San Vitto, Corticella e Cà di Sale, Signore di Cordignano (investito nel 1539) e Patrizio di Modena; Signore di Castelnuovo di Sopra dal 1553 (investito nel 1560) e Signore di Campiglio con Denzano dal 1570.
Il castello di Roccabianca, ancora oggi esistente, fu costruito attorno alla metà del Quattrocento per Bianca Pellegrini dal Magnifico Pier Maria Rossi, alla morte del quale passò ai Pallavicino e, dal 1545, per eredità ai Rangoni. Il castello ha una struttura possente e quadrata, sovrastata da un mastio e due torri angolari.
Il progetto del Volterra risale, come indicato anche dalle targhe apposte in facciata, al 1578, ma non sembra che sia stato realizzato, forse per le dispute esistenti tra i Rangoni e i Pallavicino per il possesso di varie proprietà della zona, concluse solo nel 1630.
Il disegno rappresenta in pianta e in prospetto solo il portale di ingresso fortificato e parte del muro di cinta. La cinta oggi esiste solo in parte, ma la sua forma è nota per un rilievo del 1834 (G. Capecchi, Castelli della pianura parmigiana, Parma 1978, pp. 133-146, riprodotto da Marcucci 1991, p. 120 fig. 74).
Dalle indicazioni fornite dalla pianta si evince che la costruzione doveva costituire una vera e propria opera di difesa: non solo il massiccio muro di cinta presentava delle feritoie svasate all'esterno e un ballatoio interno per gli armigeri, ma anche l'ingresso era concepito in modo da poter essere guardato a vista e protetto con le armi in caso di attacco, nonostante l'aspetto esteriore facesse pensare a un rappresentativo e imponente portale di palazzo, privo di alcun riferimento stilistico col castello di cui doveva far parte.
Il grande arco centrale a conci di pietra liscia, impostato su due cornici sorrette da piedritti e chiave di volta sormontata da uno stemma gentilizio non ben delineato, è affiancato da due torri rettangolari sporgenti dal muro di cinta in posizione mediana, sottolineate da una finitura in conci di bugnato rustico. Questa in entrambe le torri è divisa in tre parti da fasce in pietra lisce che individuano rispettivamente: la zoccolatura di base, con una campitura arretrata ma sempre in bugnato, una campitura liscia con nicchia e piedistallo per statua e, nella parte alta, un'apertura rettangolare forse leggermente strombata. Tra il bugnato e il cornicione superiore, due campiture lisce riquadrate riportano la data di realizzazione del progetto (in quella di destra, per una evidente svista, la data è differente). La costruzione prosegue oltre il cornicione con due torrette con tetto a falde e bassa apertura rettangolare centrale riquadrata, unite da una balaustrata con montanti e colonnine in pietra.
La pianta svela però che le torrette in realtà costituiscono due garitte vere e proprie, riscaldate da un camino, con una scaletta interna per raggiungere i diversi livelli della torre e soprattutto le strette feritoie strombate verso l'interno, situate negli angoli dove si trovano i piedritti dell'arco, atte a garantire la difesa dell'ingresso.
Una lettera trascritta sullo stesso foglio spiega le vicende che hanno accompagnato il progetto: questo fu commissionato dal Rangoni quando si trovava a Roma e il Volterra giustifica il ritardo nella consegna del disegno con gli impegni che lo avevano portato fuori città, per conto del cardinale di Como (Tolomeo Galli, segretario di Gregorio XIII) alla villa (di Frascati), per la quale l'architetto aveva fatto anche il disegno d'ingresso al giardino.
Quest'ultimo, identificato da Lotz con altri disegni conservati agli Uffizi come eseguito dal Volterra (Firenze, Gabinetto dei disegni e stampe degli Uffizi, 6724 A; pubblicato in Marcucci 1991, p. 123 fig. 79), è simile al portale di Roccabianca nel contrasto tra bugnato rustico e superfici lisce della finitura e ricorda alcune realizzazioni di Giulio Romano.

BibliografiaL. Marcucci, Francesco da Volterra: un protagonista dell'architettura post-tridentina, Roma 1991, pp. 92, 93, 121, fig. 75 Scheda descrittiva completa in [SBN_Nazionale]V. Pracchi, La Raccolta Martinelli al Castello Sforzesco di Milano (prima parte), "Il disegno di architettura", n. 3, 1991, pp. 22, 23 n. 83, fig. Scheda descrittiva completa in [SBN_Nazionale]
AcquisizioneLibreria Antiquaria Hoepli (acquisto, 1941)
CollocazioneComune di MilanoGabinetto dei Disegni
AvvertenzePer richiedere immagini digitali relative al patrimonio del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco è possibile inviare una richiesta a: c.gabinettodisegni@comune.milano.it richiedendo l'apposito modulo da compilare.
Nella richiesta dovrà essere precisato se tali immagini necessitano a scopo di studio oppure siano destinate alla pubblicazione. In caso di pubblicazione le immagini potrebbero essere soggette al pagamento dei diritti di riproduzione secondo quanto stabilito dalla Deliberazione di G.C. n. 3175/2002.
Alcune opere potrebbero essere inoltre tutelate dal diritto d'autore (legge 22 aprile 1941, n. 633 e integrazioni). L'utilizzo di immagini riproducenti opere di artisti viventi o morti da meno di 70 anni, quindi non ancora di Pubblico Dominio, esige l'autorizzazione dell'avente diritto o della SIAE, sezione OLAF, se quest'ultima lo rappresenta.
Ideazione concept Graficheincomune:
Benedetta Gallizia di Vergano, Michele Stolfa
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Realizzazione informatica:
TAI S.a.s. di Marino Delfino e Paolo Ongaro