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Au. D 111
OggettodisegnoAutoreFini, Leonora [Info autore]Titolo[Testa femminile]Datazione1928 (datata/o)Materia e tecnicacarta, matita di grafite, biaccaMisuremm 408 x 327
Notizie storico-critiche"Sono sempre stata attirata dal disegno. Ho continuato a disegnare all’età in cui, verso i nove anni, la maggior parte dei bambini smette di farlo" (M. Masau Dan, Leonor Fini. L’italienne de Paris, Trieste 2009, p. 232). Sono queste le parole con le quali Leonor Fini si racconta negli anni Novanta; parole sintomatiche che tracciano il ritratto di un’artista che alla sua prolifica produzione pittorica affiancò sempre una altrettanto ricca attività grafica. Fin dalle opere giovanili, prodotte nella sua Trieste, si distinse per una tendenza alla forzatura espressionistica ed una inclinazione verso la caricatura. Verso la fine degli anni Venti l’artista si trasferì a Milano, dove incontrò Achille Funi "compagno e sodale in arte e in amore" ed entrò in contatto con il Ritorno all’Ordine propugnato da «Valori Plastici» prima e poi ufficializzato dal gruppo di Novecento. In questi anni produsse una serie di ritratti degli amici più cari, tra i quali i pittori Arturo Nathan e Carlo Sbisà, dove emerge uno spiccato senso realistico; a questa temperie culturale possiamo ascrivere la "Testa femminile" del 1928. Il disegno può essere accostato al più noto "Doppio autoritratto", di un anno precedente, nel quale Leonor si raffigura giovane - così come doveva essere al momento dell’esecuzione - e anziana, quasi una visone di come avrebbe dovuto apparire in futuro. Si riconosce lo stesso segno grafico che tende a raccontare la realtà così come è, senza risparmiare un’imperfezione o un dettaglio che il tempo ha impresso nel volto. Anche la "Testa femminile" appare realistica, nel non voler addolcire quei tratti marcati che delineano il viso muliebre, seppur ingentilito da uno sguardo lontano e assorto. Innegabili i contatti con il Ritorno all’Ordine, cui il disegno sembra guardare nell’evocare un volto aulicamente quattrocentesco, immobile nella sua statuaria bellezza e severità. Il disegno è stato acquistato nel 1929 dalla Galleria Milano, probabilmente dopo la mostra collettiva degli artisti triestini Leonor Fini, Arturo Nathan, Carlo Sbisà. In quell’occasione l’artista espose due disegni.
BibliografiaS. Benco, Leonora Fini, Arturo Nathan, Carlo Sbisà: dal 1. al 15 gennaio 1929, Galleria Milano, Milano, catalogo mostra, Milano 1929, p. 6 nn. 15-16 (?) Scheda descrittiva completa in [SBN_Nazionale]F. Rossi, B. Mascellino, Civico Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco. La promozione della grafica moderna a Milano tra Grubicy, Pica e la Galleria del Milione, in Novecento di carta, catalogo mostra, a cura di C. Salsi, Milano 2018, p. 29 Scheda descrittiva completa in [SBN_Nazionale]
AcquisizioneGalleria Milano (acquisto, 1929)
Collezione di provenienzaGalleria d'Arte Moderna di Milano dal 1929
CollocazioneComune di MilanoGabinetto dei Disegni
AvvertenzePer richiedere immagini digitali relative al patrimonio del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco è possibile inviare una richiesta a: c.gabinettodisegni@comune.milano.it richiedendo l'apposito modulo da compilare.
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Ideazione concept Graficheincomune:
Benedetta Gallizia di Vergano, Michele Stolfa
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Realizzazione informatica:
TAI S.a.s. di Marino Delfino e Paolo Ongaro