Il soggetto iconografico dell’Adorazione dei Magi accompagna da quasi duemila anni il nostro immaginario, tanto che nella memoria di quasi tutti noi sono ben impresse le figure dei tre Magi che recano doni a Gesù appena nato. Racconta infatti il Vangelo di Matteo che alcuni sapienti seguirono da Oriente la stella finché si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Allora «entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt. 2, 11).
Il Vangelo di Matteo è l’unica fonte canonica che narri questo episodio, ma numerosi sono i riferimenti nei testi apocrifi, come il Protovangelo di Giacomo e i cosiddetti ‘vangeli dell’infanzia’. Inoltre, alle fonti testuali si affiancarono ben presto anche quelle iconografiche. Le prime raffigurazioni della scena dell’adorazione dei Magi si trovano infatti dipinte nelle catacombe romane oppure scolpite sui sarcofaghi marmorei già a partire dal II-III secolo. E da quel momento in avanti, a seconda delle epoche e dei luoghi attraversati dalla lunga storia della tradizione culturale cristiana, questo popolare topos è stato replicato e riproposto in una straordinaria varietà di modi e di forme.
Ma nel contesto culturale europeo, durante il pieno Rinascimento, come venivano rappresentati il viaggio dei Magi o la presentazione dei doni al bambino? Tra Milano, Norimberga e Parigi, ai primi del Cinquecento, con quali tecniche artistiche veniva offerta agli occhi dei credenti l’antica novella dei tre sapienti giunti dal lontano Oriente per adorare Gesù?
La Sala del Tesoro racconta oggi questo capitolo avvincente della nostra storia comune e ci accompagna a scoprire quattro tecniche artistiche impiegate in parallelo durante l’epoca rinascimentale, qui applicate per dare forma grafica al popolare tema dell’adorazione dei Magi: disegno, miniatura, xilografia e calcografia.